Altro giro, altra imbarcata. Il sabato del Verona si è rapidamente trasformato in un incubo, come troppo spesso già visto in questa stagione. E dire che, nei primi 20 minuti, le premesse lasciavano ben sperare. Un paio di buone ripartenze, innescate da due grandi recuperi di Ghilardi, e un bel riflesso di Rui Patricio sulla zuccata da corner di Daniliuc, oltre ad un atteggiamento che lasciava trasparire una moderata fiducia. È bastato un solo gol, nato da una magia di De Ketelaere e concluso dal tap in di Retegui, inspiegabilmente abbandonato nel cuore dell'area. Da lì in poi, il nulla. È un film che si ripete, la squadra si sgretola alla prima difficoltà e non solo non riesce a reagire, ma sparisce totalmente dal campo sottomettendosi alla superiorità avversaria senza opporre resistenza alcuna. E così il sabato del Bentegodi è diventato la giornata di Retegui, che quasi non crede a tanta clemenza. Lui, che da capocannoniere del campionato dovrebbe essere attenzionato più degli altri, viene costantemente lasciato libero di colpire. Una, due, tre, quattro volte. Emblematica la seconda rete, dove l'ex Genoa ha avuto il tempo di ricevere a centro area, controllare il pallone, girarsi, spostarselo sul sinistro e concludere senza disturbo sul secondo palo. 
Un problema di carattere, al netto del chiaro dislivello tecnico tra le due squadre. Troppe volte si è visto un Verona sciogliersi come neve al sole alla prima difficoltà. La sensazione è quella di un gruppo mentalmente troppo fragile, quando l'atteggiamento e la fame dovrebbero essere invece le armi per tenere testa a squadre tecnicamente superiori. Si sapeva che, dopo Monza, sarebbero arrivati impegni complicati, se poi vengono affrontati come abbiamo visto ieri la disfatta è annunciata.

Sezione: Primo Piano / Data: Dom 09 febbraio 2025 alle 13:00
Autore: Nicola Sordo / Twitter: @NicolaSordo95
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